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Sei in: Home / Home – back up 09-09-2019 / LA PRATICA ALCHEMICA

di Francesco Parisi

“Prima fatti padrone assoluto delle tue passioni, dei tuoi vizi, delle tue virtù. Devi essere il dominatore del tuo corpo e dei tuoi pensieri poi bada che per ottenere quello che io ho detto in poche righe ci vogliono molti mesi, se non degli anni e anni. Accendi, o sveglia per meglio dire, nel tuo cuore per immaginazione il centro del fuoco. Cerca di sentire dapprima una specie di caloricità lieve e poi più forte, fissa tale sensazione nel tuo cuore. Dapprima ti parrà difficile, la sensazione ti sfuggirà, ma cerca di mantenerla nel cuore; rievocala, ingrandiscila, diminuiscila a piacere, sottomettila al tuo potere, fissala e rievocala a volontà, prova e riprova, impadronisciti di questa forza e conoscerai il fuoco sacro o filosofico. I lettori avranno compreso trattarsi in Alchimia, allorché si vuole fare l’oro filosofico, di trasformare tutte le sei potenze vitali ermeticamente simbolizzate nei sei metalli nel sole oro a mezzo dell’ignea visualizzazione”

Tommaso Palamidessi

Alchimia come via allo Spirito

Premessa fondamentale per chi si accinge ad intraprendere lo studio dei testi alchemici è il tenere presente che il linguaggio utilizzato dall’Alchimia è di tipo ermetico, cioè simbolico e pertanto volutamente misterioso ed incomprensibile a chi non possiede le giuste chiavi di decodifica.
L’adozione di questo particolare linguaggio cifrato derivava dalla necessità di nascondere conoscenze di tipo spirituale e superiori che, utilizzate da individui malintenzionati o maneggiate da mani impure, si sarebbero potute rivelare estremamente dannose per sé e per gli altri.

Nondimeno l’utilizzo di un simbolo al fine di velare una verità, o una dottrina, permetteva da un lato la sopravvivenza della stessa poiché incomprensibile e quindi immodificabile dalla società del tempo, dall’altro garantiva una funzione catartica: la battaglia e lo sforzo interiori da parte del novizio alchimista, teso ad una sempre maggiore comprensione del Mistero, permettevano un’efficace purificazione psico-spirituale.
Scrivendo a proposito dell’Ars Regia, ovvero della pratica alchemica, nel 24° quaderno di Archeosofia intitolato “Alchimia Teorica e Pratica Ermetica”, Tommaso Palamidessi afferma che il corpus dottrinale da cui derivarono le implicazioni pratiche tipiche dei testi alchemici, era costituito dalla sapienza ermetica.

In particolare, secondo la tradizione, il Corpus Hermeticum giunse in occidente nel II sec. d.C., grazie ad un personaggio leggendario: Ermete Trismegisto.
In realtà, tale corpus è di molto precedente, risalirebbe ad un’epoca leggendaria atlantidea, conosciuta presso molte tradizioni esoteriche con il nome di Età dell’Oro.
L’Alchimia, ci dice Palamidessi, deriva dall’arabo al-kimiya che significa mescolanza.
Pare inoltre che il vocabolo abbia un’analogia con il termine kemet con il quale nell’Antico Egitto era chiamata la terra “nera” resa fertile dal limo che lasciava il Nilo al termine delle sue piene.

Leggi l’articolo completo:  LA PRATICA ALCHEMICA  di Francesco Parisi

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